Il reato di appropriazione indebita – indice
Il reato di appropriazione indebita è introdotto dall’art. 646 c.p. tra i delitti contro il patrimonio, punendo coloro che per procurare a sé o a altri un ingiusto profitto, si appropriano del denaro o di cose mobili altrui, della quale abbia a qualsiasi titolo il possesso.
Come sempre, cerchiamo di comprendere cos’è il reato di appropriazione indebita, quali sono le sanzioni previste dal legislatore e quali siano le caratteristiche che ci permettono di configurare in modo specifico questo reato.
Cos’è il reato di appropriazione indebita
Il codice penale all’art. 646 definisce in tal modo il reato di appropriazione indebita:
Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro mille a euro tremila.
Se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario, la pena è aumentata.
Appare chiaro, fin da questa breve lettura del testo, che gli spunti che il legislatore ci propone sono davvero numerosi e meritevoli di attenzione. Scopriamoli insieme, punto per punto.
Le sanzioni per il reato di appropriazione indebita
Cominciamo dal modo in cui viene punito il reato di appropriazione indebita che, in seguito alle ultime novità apportate dalla legge anticorruzione 2018, è sanzionato con:
- reclusione da 2 a 5 anni;
- multa da 1.000 euro a 3.000 euro.
Quanto apportato dalla legge anticorruzione costituisce un inasprimento rispetto al regime precedente. Prima delle modifiche normative di cui si è già detto, infatti, il reato di appropriazione indebita era punito con la reclusione fino a 3 anni e con una multa fino a 1.032 euro.
Tuttavia, l’ultimo comma apporta un aggravio della pena. Il legislatore chiarisce infatti che
Se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario, la pena è aumentata.
La ratio di tale aggravio è ben palese. Per il legislatore, infatti, il reato assume una connotazione ancora più gravese il delitto è stato commesso da chi possedeva il bene a titolo di debito necessario che si ha, ricordiamo, nell’ipotesi in cui il deposito non è frutto di una libera scelta, ma sia stato determinato da qualche situazione eccezionale e non prevista, come un incendio.
In altri termini, il legislatore ha voluto attribuire una pena più grave se la persona offesa è stata costretta a ricorrere al depositario a causa di una situazione contingente. E quest’ultimo, evidentemente, ne ha approfitta per potersi appropriare indebitamente della cosa.
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La procedibilità per il reato di appropriazione indebita
Oggi il reato di appropriazione indebita è procedibile a querela della persona offesa. Prima delle ultime variazioni normative, invece, era prevista la possibilità di procedere d’ufficio se il fatto fosse stato commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario, o se il fatto fosse stato commesso con abuso di autorità, di relazioni domestiche, di relazioni di ufficio, di prestazione d’opera, di coabitazione o di ospitalità.
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Le caratteristiche del reato di appropriazione indebita
Cerchiamo dunque di riepilogare quali sono i principali termini caratteristici del reato di appropriazione indebita.
Soggetti attivi
Tra i soggetti attivi nel reato di appropriazione indebita non può evidentemente rientrare il proprietario della cosa. Possono invece essere considerati soggetti attivi i comproprietari, i compossessori e i coeredi.
Plurioffensività
Il reato ex art. 646 c.p. è un reato plurioffensivo, perché ad essere leso dalla condotta posta in essere dal soggetto agente non è solamente il diritto di proprietà, quanto anche il rapporto fiduciario che sussiste tra il proprietario e il soggetto su cui incombe l’obbligo di restituire la cosa posseduta, realizzandosi un comportamento che è del tutto incompatibile con il titolo per cui si possiede, e da cui deriva un’estromissione totale del bene dal patrimonio.
Differenze con la distrazione
La condotta di cui al reato di appropriazione non può evidentemente essere confuso la condotta di distrazione, con la quale il soggetto agente imprime alla cosa una destinazione diversa da quella prevista.
Con l’appropriazione, invece, non solamente vi è una distrazione, bensì anche un comportamento finalizzato a esercitare sulla cosa dei poteri che sono tipicamente del proprietario. Dunque, l’appropriazione è da intendersi come quel comportamento che si materializza in atti che sono incompatibili con il titolo per cui si possiede, realizzando quindi la relazione funzionale tra la cosa e il suo legittimo proprietario.
I presupposti
Il principale presupposto della condotta di cui al reato di appropriazione indebita è il possesso o la disponibilità della cosa. Si tenga conto che il reato si può configurare anche nel caso di possesso mediato. Ovvero, nel caso in cui l’agente dispone della cosa per mezzo della detenzione di altri, in maniera tale che comunque l’agente possa tornare a detenere in qualsiasi momento.
Un altro presupposto che permette di configurare il reato in esame è l’esistenza di una relazione funzionale tra la cosa e l’agente. Infine, altro carattere configurante il delitto in ipotesi è l’altruità della cosa (denaro o altra cosa mobile altrui).
Torneremo sul tema in un prossimo approfondimento.