La Corte Costituzionale e la taratura degli autovelox – indice:
In Italia il tema dell’obbligo di taratura degli autovelox ha sempre determinato un po’ di confusione e, come vedremo, solamente alcune pronunce giurisprudenziali hanno favorito la possibilità che nel nostro ordinamento venisse fatta un po’ di chiarezza.
Una cosa, però, fin da questa premessa, sembra essere pienamente condivisibile: la taratura è un’operazione fondamentale per garantire la corretta funzionalità dell’apparecchio che, altrimenti, potrebbe misurare la velocità con valori alterati. Insomma, si finirebbe con il correre il rischio di multare qualcuno che non è in eccesso rispetto ai limiti o, di contro, non sanzionare qualcuno che invece i limiti li ha superati.
Cos’è e a cosa serve la taratura dell’autovelox
Prima di procedere oltre in questo nostro approfondimento, ricordiamo come la taratura sia un intervento di natura tecnica che deve essere necessariamente effettuato a cura di ditte autorizzate e certificate presso un centro Accredia o dal costruttore dell’apparecchio.
L’obiettivo della taratura dell’autovelox è evidentemente quello di stabilire la corretta funzionalità dell’apparecchio. Può infatti accadere che nel corso del tempo le componenti meccaniche ed elettroniche dell’unità si usurino e si deteriorino, con la conseguenza di rendere indispensabile un controllo periodico. In caso contrario, le misurazioni potrebbero risultare inaffidabili.
Insomma, la taratura è un’operazione effettuata periodicamente e disciplinata da un decreto del Ministero dei Trasporti, che indica in che modo deve essere eseguita la taratura a seconda del modello di apparecchio e del tipo di strada su cui dovrà essere utilizzato lo stesso.
Cosa dicono i giudici
La nota sentenza n. 113/2015 della Corte Costituzionale ha sancito l’obbligatorietà della taratura periodica degli apparecchi per l’accertamento delle infrazioni inerenti ai limiti di velocità o, più semplicemente, dei tanto temuti autovelox.
La pronuncia ha dunque dichiarato la parziale incostituzionalità dell’articolo 45 comma sesto del Codice della Strada, nella parte in cui lo stesso articolo non prevede – appunto – che le apparecchiature per l’accertamento di tali infrazioni non debbano essere sottoposte periodicamente a controlli sulla funzionalità e sulla taratura.
Il contrasto con la Cassazione
Questa sentenza ribalta gli orientamenti più e meno recenti della Corte di Cassazione, che, intervenendo più volte sull’annosa questione, aveva dichiarato come non dovesse ritenersi necessaria una periodica taratura e sulla funzionalità degli stessi apparecchi e come il difetto di tali controlli non potesse inficiare sulla validità della sanzione amministrativa irrogata.
La Corte di Cassazione aveva infatti più volte messo in rilievo, in una serie di sentenze a decorrere dal 2008, come il difetto nell’ordinamento di una norma che prevedesse un periodico controllo della strumentazione non potesse rendere parzialmente incostituzionale alcun articolo del Codice della Strada.
La Corte Costituzionale, invece, nelle motivazioni della stessa sentenza nella quale palesa il proprio disaccordo con la Cassazione, chiarisce invece come tali strumenti non possano che necessitare di adeguati controlli periodici, volti a verificarne la taratura ed il mantenimento della funzionalità necessarie, tali da rendere incontrovertibilmente accertata l’esistenza e la misura delle infrazioni commesse dagli automobilisti. L’affidabilità di tali strumentazioni deve poter essere controllata dal sanzionato, essendo il diritto alla difesa dello stesso imprescindibile anche in tali circostanze.
Nuovi motivi di ricorso per le multe da autovelox
Questo nuovo orientamento, che, seppur avesse già trovato qualche sparuto accoglimento in alcune corti di merito, mai era stato accolto dalla giurisprudenza di legittimità, apre uno spiraglio per gli automobilisti sanzionati.
In base a questa pronuncia di incostituzionalità parziale dell’articolo 45 comma sesto del codice della strada, avranno il diritto di far accertare giudizialmente l’avvenuta taratura dell’apparecchio attraverso il quale è stata accertata l’infrazione di eccesso di velocità nella quale sono incappati. La taratura dell’apparecchio utilizzato diventa dunque un valido e solido nuovo motivo di ricorso avverso la sanzione amministrativa irrogata, con buone prospettive di giudizio.
Le conseguenze della modifica attuata da tale pronuncia non possono che ritenersi molto rilevanti. Passa ora alle amministrazioni locali il compito di prevedere un’adeguata taratura delle strumentazioni; in difetto dell’ottemperamento della stessa le sanzioni elevate agli utenti della strada saranno oggetto di censura da parte delle corti che saranno tenute ad applicare l’articolo del Codice della Strada così come modificato dalla Consulta. Da auspicarsi inoltre un pronto intervento del legislatore che disciplini le modalità e le cadenze dei controlli periodici e delle tarature da effettuarsi sulle strumentazioni in questione.
Per i sanzionati si apre dunque uno spiraglio che offre qualche possibilità in più per vedere la propria sanzione amministrativa annullata da parte del giudice, ove sia verificato il difetto di una taratura periodica degli Autovelox utilizzati; non è tuttavia affatto scontato che alcune amministrazioni locali, tuttavia, già provvedessero alla taratura periodica degli Autovelox in questione. Appare dunque opportuno rivolgersi al proprio avvocato per valutare l’opportunità sull’impugnazione di una sanzione amministrativa per eccesso di velocità.
Ogni quanto va fatta la taratura dell’autovelox
Ma insomma, ogni quanto va fatta la taratura dell’autovelox?
Sulla base del principio introdotto dalla Corte Costituzionale, tutte le apparecchiature elettroniche fisse e mobili, presidente dalla pattuglia o funzionanti in automatico, impiegate nell’accertamento delle violazioni dei limiti di velocità, devono essere sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità e di taratura.
Più nel dettaglio, la taratura dell’autovelox deve essere effettuata almeno una volta l’anno, documentando l’esito degli stessi interventi in un apposito certificato rilasciato dal soggetto che ha svolto la taratura.
Come dimostrare che l’autovelox è tarato
A dimostrare che l’autovelox è sottoposto a una regolare taratura deve essere il Comune o l’organo di Polizia che ha provveduto alla sua installazione, in sede di contestazione da parte dell’automobilista.
Di fatti, nelle ipotesi in cui il soggetto che ricorso contro la contravvenzione sollevi contestazioni sull’affidabilità dell’apparecchio, spetterà al giudice accertare se l’autovelox sia o meno sottoposto alle necessarie verifiche periodiche di funzionalità e di taratura.
Spetta poi all’amministrazione che ha usato lo strumento fornire in giudizio tutte le prove dell’iniziale omologazione e della periodica taratura dell’autovelox.
Multa nulla per mancata taratura dell’autovelox
Da quanto sopra, e come confermato dalla più recente sentenza n. 21327/2022 da parte della Corte di Cassazione, la multa può essere nulla per mancata taratura dell’autovelox. Ma quando?
Ricordiamo in primo luogo che il verbale deve indicare necessariamente in che data è effettuata l’ultima taratura dell’autovelox. Di contro, non vi è alcun obbligo di riportare anche gli estremi del certificato di taratura, né allegare materialmente lo stesso documento al verbale notificato.
Pertanto, se il soggetto che multato contesta la mancanza del certificato di avvenuta taratura periodica, spetterà all’amministrazione produrlo in giudizio, altrimenti il giudice annullerà la multa.
Di fatti, la Corte di Cassazione ha già rammentato che ai fini della validità della multa non è necessario che il verbale di contestazione contenga una specifica menzione del certificato di taratura periodica, indicandone gli estremi. Pertanto, questa informazione può essere omessa nel verbale e, se il soggetto contravvenzionato e che ha proposto ricorso, ne eccepisce l’assegna, spetterà all’amministrazione esibire il certificato che documenta l’operazione svolta nei modi e nei termini di legge.
Cosa succede se il verbale non riporta la taratura dell’autovelox
Proviamo dunque a riassumere quello che accade quando si riceve il verbale di contestazione dell’infrazione di eccesso di velocità rilevato mediante autovelox.
Se il certificato riporta le operazioni di taratura, l’automobilista multato è messo nelle condizioni di verificare il rispetto dell’obbligo di taratura da parte dell’amministrazione e dovrà dimostrare l’inaffidabilità dell’autovelox con eventuali altri motivi che dimostrano il suo concreto malfunzionamento.
Se invece il certificato non indicata la data dell’avvenuta taratura, è illegittimo e può essere integralmente annullato, ma solamente se il soggetto contravvenzionato sceglie di ricorrere al giudice eccependo tale mancanza.
Ancora, se il certificato non indica la data dell’avvenuta taratura, è illegittimo e come tale può essere integralmente annullato nel caso in cui il soggetto contravvenzionato abbia fatto ricorso al giudice eccependo tale mancanza. Se invece menziona la data dell’ultima taratura svolta, allora la multa sarà nulla solamente se la taratura indicata risale ad oltre un anno prima della data di rilevamento dell’eccesso di velocità.
Infine, se il certificato indica la data di cui sopra, ma non ci sono gli estremi del certificato di avvenuta taratura, allora l’automobilista che fa ricorso può chiedere all’Amministratore di esibire in giudizio questo documento al fine di verificare se l’operazione sia eseguita regolarmente. Nel caso poi in cui l’Amministrazione non produca in corso di causa il certificato di taratura, allora il giudice annulla la multa con sentenza, altrimenti rigetta il ricorso.
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