Contenuti illeciti e richieste di rimozione a Facebook – indice:
- La tesi di Facebook
- Il controllo preventivo impossibile
- Il caso italiano
- Le condizioni d’uso
- Il tasto segnala
Facebook, il più noto social network del mondo, è tenuto a rimuovere le informazioni illecite pubblicate nella propria piattaforma se vi è segnalazione di un utente. Un’affermazione frutto dell’ordinanza di 12 pagine del Tribunale di Napoli Nord in relazione alla drammatica vicenda della giovane Tiziana Cantone, e che sembra aprire un approccio interpretativo che, intuibilmente, andrà ad essere applicato anche nei confronti di altri social network, con un interessante rilievo: Facebook non ha obbligo generale di controllo su tutto ciò che viene pubblicato nei suoi spazi, ma è obbligato a rimuovere i contenuti illeciti se vi è segnalazione di un utente, senza pertanto dover attendere che l’ordine di rimozione degli stessi arrivi dal Garante della privacy o dal giudice di un Tribunale.
Con l’ordinanza in questione, il Tribunale campano ha dunque ordinato a Facebook Ireland Ltd l’immediata cessazione e la contestuale rimozione dalla piattaforma del social network di quattro link relativi a video “hot” che ritraevano Tiziana Cantone, la giovane ragazza di Napoli che si è suicidata dopo la diffusione sul web, a sua insaputa, delle riprese a luci rosse.
Respinta in parte la tesi di Facebook
Con la sua pronuncia, pertanto, i giudici napoletani hanno parzialmente rigettato il ricorso contro l’ordinanza emessa in favore di Tiziana Cantone, presentato dai legali del social network, i quali avevano sostenuto la tesi della “cessata materia del contendere”. In particolare, secondo i consulenti legali di Facebook, tre link erano già stati cancellati prima dell’emissione dell’ordinanza, dopo il ricorso d’urgenza fatto da Tiziana.
Nonostante ciò, i giudici hanno verificato che il 10 agosto, ovvero la data del deposito dell’ordinanza, era in realtà ancora visibile un quarto link denominato “Tiziana sei tutti noi”, una pagina presente sul social network che però, per gli avvocati della società, non aveva contenuti a sfondo sessuale né profili di illiceità. Di contraria opinione è stato il Tribunale di Napoli, che ha scelto invece di censurare Facebook per il passato ritenendo “la sussistenza della responsabilità per le informazioni oggetto di memorizzazione durevole o di “hosting” laddove – come nel caso di specie – il provider sia effettivamente venuto a conoscenza del fatto che l’informazione è illecita e non si sia attivato per impedire l’ulteriore diffusione della stessa”.
Impossibile procedere al controllo preventivo
Il Tribunale non ha comunque rigettato in toto i reclami di Facebook, accogliendone infatti la parte in cui viene negata l’effettiva possibilità di poter esercitare un controllo preventivo su tutti i contenuti delle pagine caricate. “Non sussiste un dovere di verifica anticipata – si legge nell’ordinanza – e non è configurabile il dovere di inibire, in via generale, un caricamento sulla sua piattaforma di ogni video, immagini, notizie o articoli riferiti a Tiziana”.
Pertanto, si deduce dal contenuto dell’ordinanza, a Facebook non è richiesto un controllo preventivo, bensì un controllo mirato successivo “perché preceduto da una denuncia e mirato a bloccare i link diffamatori”.
Il caso italiano non è l’unico
Il tema rischia di costare particolarmente caro alla società di Mark Zuckerberg, tenendo in considerazione che il caso italiano non è certamente l’unico nel vecchio Continente. Negli stessi giorni in cui il Tribunale campano proponeva la sua ordinanza in capo a Facebook, a Monaco la magistratura ha avviato le indagini sui vertici di Facebook, “rei” di non aver provveduto alla rimozione di contenuti criminali come le minacce e le negazioni del genocidio ebraico.
Le condizioni d’uso Facebook sui contenuti illeciti
Per quanto intuibile, quanto sopra non lascia certamente privo di responsabilità l’utente che diffonda sul social network dei contenuti ritenuti illeciti. Tralasciando le particolarità della singola fattispecie che ha legato il nome di Tiziana Cantone a un evento di cronaca nera nazionale, è bene rammentare quali siano le condizioni d’uso di Facebook in relazione alla condivisione dei contenuti e delle informazioni, e gli standard della comunità.
“Rimuoviamo i contenuti che minacciano o promuovono violenza o sfruttamento sessuale. Inclusi lo sfruttamento sessuale di minorenni e le aggressioni a sfondo sessuale. Per proteggere le vittime o le persone che hanno superato questo tipo di problemi, rimuoviamo anche le foto o i video che mostrano episodi di violenza sessuale e immagini condivise per vendetta o senza l’autorizzazione delle persone ritratte – esordisce il social network nelle sue linee guida per la community – La nostra definizione di sfruttamento sessuale include le richieste di materiale a sfondo sessuale, qualsiasi contenuto sessuale relativo a minorenni, le minacce di condivisione di immagini intime e le offerte di servizi sessuali. Ove appropriato, segnaleremo tali contenuti alle forze dell’ordine. Le offerte di servizi sessuali includono prostituzione, servizi escort, massaggi che prevedono prestazioni sessuali e attività sessuali filmate“.
Il tasto segnala in Facebook
Nel caso in cui vi rendiate conto di un simile contenuto offensivo, e ferma restando la possibilità di ricorrere alle autorità di polizia e giudiziarie, ricordiamo che è possibile segnalare il contenuto inappropriato a Facebook, utilizzando l’apposito link “Segnala” che è sempre presente di fianco a un post, alla foto o a un commento.
Per quanto concerne ad esempio la segnalazione di una pagina ritenuta offensiva, sarà sufficiente accedere alla stessa, cliccare sui tre puntini di sospensione (….) che si trovano sull’immagine di copertina della Pagina e selezionare “Segnala la pagina”, seguendo poi le istruzioni visualizzate sullo schermo. Terminata tale procedura, Facebook analizzerà i contenuti presenti sulla pagina, rimuovendo quelli che non rispettano gli standard della propria comunità.
Avv. Bellato – diritto dell’informatica, internet e social network