Diamanti da investimento e responsabilità della banca – una guida rapida
- Diamanti da investimento
- La vendita dei diamanti
- La responsabilità da contatto sociale
- La responsabilità della banca
- Il calcolo del risarcimento
Torniamo oggi a parlare di diamanti da investimento, un prodotto recentemente collocato con particolarmente enfasi anche dagli istituti di credito, e che ha aperto una lunga serie di dibattiti e di controversie giudiziarie.
L’occasione ci è fornita dalla pronuncia n. 5876 del 5 luglio 2021 da parte del tribunale di Milano. I giudici ritengono infatti che la banca abbia venduto dei diamanti a prezzo gonfiato, a danno di un cliente. Ma con quali profili di responsabilità? E quali conseguenze?
Diamanti da investimento, il caso all’attenzione dei giudici milanesi
La sentenza del tribunale di Milano ha riassunto una vicenda piuttosto diffusa in ambito nazionale.
Ricordiamo infatti come nell’ultimo anno diversi servizi televisivi si siano occupati di questo tema, spesso mascherando il fatto che i diamanti acquistati presso gli sportelli bancari valevano molto di meno del prezzo effettivamente pagato.
Naturalmente, a rendere buona evidenza di ciò ci hanno poi pensato le pronunce dei tribunali. Che, dal canto loro, hanno avuto il merito di accertare l’effettiva responsabilità della banca, e un comportamento non certo virtuoso se relazionato agli interessi della clientela.
La vendita dei diamanti da investimento e il ruolo della banca
In questa fattispecie, un cliente bancario (una persona giuridica) ha domandato un risarcimento delle perdite all’istituto di credito. Di fatti, la banca aveva messo a disposizione del cliente il materiale informativo per l’operazione. E, dopo averlo condiviso con il cliente, aveva realizzato l’ordine di acquisto, ospitando le parti acquirenti e venditrici nei propri locali per la vendita e la consegna dei diamanti.
Da questa situazione il tribunale desume la responsabilità della banca per violazione degli obblighi di informazione e di protezione nei confronti dal cliente, nascenti da un contatto sociale qualificato.
La responsabilità da contatto sociale
Il giudice milanese, nel commentare le motivazioni, sottolinea come il Consiglio di Stato con sentenza n. 2081/2021 abbia avuto modo di accertare come la società che ha venduto i diamanti da investimento era solita rappresentare in modo ingannevole e omissivo:
- il prezzo di vendita dei diamanti,
- l’aspettativa di apprezzamento dei diamanti,
- la facile liquidabilità dei diamanti.
Vediamo, brevemente, ciascuno dei tre punti.
Il prezzo di vendita dei diamanti
Per quanto riguarda il prezzo di vendita dei diamanti, è la società professionista ad averlo stabilito in modo autonomo, comprendendo al suo interno anche i costi e i margini di importo complessivamente superiore al valore della pietra, pur presentato come quotazione di mercato. L’andamento del valore veniva pubblicato, a pagamento, su giornali economici.
L’apprezzamento dei diamanti da investimento
Un altro elemento su cui i giudici hanno evidentemente ritenuto opportuno soffermarsi sono state le aspettative di apprezzamento del valore dei diamanti da investimento. In particolare, la prassi rilevata consisteva nel fornire al cliente dei grafici sull’andamento dei prezzi di vendita dei diamanti, presentati come quotazioni e posti in confronto con gli indici ufficiali e con le quotazioni dei titoli che erano stabilite all’interno dei mercati di Borsa.
La liquidabilità dei diamanti da investimento
Infine, evidenziano i giudici, le promesse di una facile liquidabilità e rivendibilità dei diamanti da investimento. Tuttavia, i diamanti non possono essere rivenduti facilmente attraverso ogni canale, bensì solo dagli stessi professionisti attraverso i quali poter realizzare i guadagni potenziali. In tale scenario, la società si qualifica come leader di mercato, ma senza dati di supporto e, dunque, con il solo scopo di conferire un maggiore affidamento della propria offerta.
La responsabilità della banca
In questo scenario, i giudici sostengono come non vi sia alcun dubbio che l’istituto di credito sia qualificabile come un soggetto qualificato. Dunque, in tale qualità, sarebbe stato tenuto a conformare la propria condotta in maniera tale da non ledere l’affidamento legittimo risposto dal proprio cliente nella serietà della stessa.
Di contro, viene ricostruito nella sentenza, l’istituto di credito ha svolto un ruolo attivo nella commercializzazione dei diamanti. E, così facendo, ha agevolato la conclusione della transazione di compravendita che ha poi determinato un danno al cliente
Dunque, considerato che è evidente una relazione da contatto sociale qualificato, alla banca non può essere richiesto un mero obbligo di prestazione, bensì di buona fede, protezione e informazione.
Come si calcola il risarcimento
A questo punto, accertate le responsabilità, occorre cercare di comprendere come sia possibile calcolare il risarcimento dei danni.
L’orientamento dei giudici non apporta particolari innovazioni rispetto a quanto già noto e già formulato da altri tribunali. Il giudizio riconosce infatti il diritto del cliente ad essere risarcito in base alla differenza tra il prezzo pagato e il valore effettivo, calcolato attraverso il raffronto con il valore per carato di diamanti, nella stessa purezza e dello stesso colore di quelli acquistati, come indicato nel listino Rapaport, il punto di riferimento in questo settore.