L’imposta patrimoniale – indice
- Cos’è
- Esiste in Italia?
- Come funziona
- Le tipologie
- La nuova patrimoniale
- Il prelievo forzoso
- La patrimoniale del 1992
- Come evitarla
- Patrimoniale 2020 Italia
Se ne parla ciclicamente e, in particolar modo, ogni volta che dalle parti dell’esecutivo c’è bisogno di reperire mezzi liquidi con prontezza. Per fortuna di tutti i risparmiatori, però, non si fa mai, o quasi mai.
Parliamo naturalmente dell’imposta patrimoniale, un’imposta – appunto – applicata sul patrimonio, e che andrebbe a colpire i risparmi detenuti sul conto corrente in modo diretto e ordinario o straordinario.
Considerato che il tema è sempre più caldo, e non sempre vi è l’opportuna chiarezza, cerchiamo di riassumere alcune delle principali valutazioni in merito.
Cos’è la patrimoniale
La patrimoniale è, come suggerisce il suo stesso nome, un provvedimento fiscale di applicazione di un’imposta sul patrimonio di un contribuente. Dunque, un’imposta che non grava sui redditi la lavoro, bensì sul capitale detenuto dal contribuente a titolo di beni mobili e immobili. Il “patrimonio”, appunto.
Come anticipato, nel nostro Paese si parla ciclicamente di patrimoniale e, si intende, non certo casualmente. Il nostro Paese ha un debito pubblico molto elevato e, secondo alcuni osservatori, l’applicazione di un’imposta patrimoniale potrebbe essere realmente utile per poter cercare di contrastare il peso di tale debito, almeno in parte.
Si è inoltre parlato più volte, negli ultimi anni, di una forma “straordinaria” di imposta patrimoniale – della quale parleremo tra breve, il prelievo forzoso. L’obiettivo è, in questo caso, supportare la realizzazione di alcune iniziative di legge particolarmente impattanti o, in questo contesto contemporaneo, supportare attraverso un prelievo sul patrimonio i progetti di risanamento economico post-coronavirus.
Esiste la patrimoniale in Italia?
Nel nostro Paese non esiste una vera e propria imposta patrimoniale soggettiva. Esistono tuttavia diverse imposte che colpiscono il patrimonio e, in particolar modo, alcuni beni mobili e immobili. Si tratta però di imposte singole, mentre una patrimoniale “pura” (intesa, come vedremo, nella forma soggettiva), che andrebbe a colpire la generalità del patrimonio con un unico sistema di aliquote, non è stata introdotta.
Non mancano comunque gli esempi di patrimoniali “reali”. Non sfugge, infatti, il fatto che nel nostro Paese alcuni prodotti finanziari sono già colpiti da una “patrimoniale”. Si pensi al conto corrente, al deposito titoli, ai Buoni postali. Oppure, si pensi a quanto avviene – ad alcune condizioni – in sede di successione o di donazione.
Come funziona la patrimoniale
Ricollegandoci a quanto sopra appena rammentato, possiamo dunque soffermarci sul fatto che la patrimoniale funziona come un’imposta che colpisce il patrimonio di un contribuente in maniera indipendente a quanto guadagni con il suo lavoro.
Ne deriva che l’imposta patrimoniale “pura” potrebbe colpire il contribuente anche se dispone di solo patrimonio immobiliare, ma non percepisce alcun reddito. Ma è davvero così? Cerchiamo di comprendere quali siano le tipologie di imposta patrimoniale possibilmente applicabili.
Tipologie di imposta patrimoniale
Esistono differenti tipologie di imposta patrimoniale.
Per esempio, possiamo distinguere una imposta patrimoniale:
- reale, se colpisce una sola componente della ricchezza del contribuente. Un esempio di imposta patrimoniale reale è l’IMU – Imposta Municipale Unica, che colpisce, appunto, una parte del patrimonio immobiliare del contribuente;
- soggettiva, se colpisce tutta la ricchezza del contribuente, ovvero la sommatoria del suo patrimonio mobiliare e immobiliare. Si tenga conto che, attualmente, non esiste alcuna imposta patrimoniale soggettiva in Italia, che invece è possibile trovare in altri Paesi (in verità, non tantissimi). Nel nostro Paese è invece possibile riscontrare diverse imposte patrimoniali reali;
- ordinaria, se viene applicata annualmente, poiché introdotta nel nostro ordinamento in maniera strutturale;
- straordinaria, se invece viene applicata una tantum, eccezionalmente. Si tratta cioè di un prelievo occasionale, che di norma viene effettuato durante una condizione di particolare emergenza (come i prelievi forzosi più volte ipotizzati – ma raramente applicati – durante le crisi finanziarie).
Nuova patrimoniale in Italia
Introdotto quanto precede, potrebbe essere utile domandarsi in che modo una nuova patrimoniale potrebbe essere introdotta nel nostro Paese.
Una delle ipotesi sarebbe quella di applicare una patrimoniale vera e propria, sulla scia di quanto avviene in altri (in verità, pochi) Paesi europei, come la Francia.
A più riprese vi è poi stata la proposta di incrementare il prelievo fiscale sulle eredità, andando ad abbassare la soglia di esenzione dal pagamento delle relative imposte e/ aumentando l’aliquota di tassazione.
Ancora, è sempre periodicamente in auge la tentazione di incrementare l’imposta di bollo sul conto corrente e sul conto deposito, o ulteriormente la tassazione sulle plusvalenze dei prodotti finanziari. Si è discusso più volte, altresì, sulla possibilità di poter ripristinare l’imposta sulle prime case.
Infine, aleggia sempre come uno spettro sui conti correnti italiani la possibilità di varare un prelievo forzoso sulle giacenze dei cittadini. Ma come?
Il prelievo forzoso
Il prelievo forzoso è una tassa sul patrimonio che viene depositato presso i conti correnti delle banche. Trattandosi – appunto – di prelievo forzoso, ne deriva che lo Stato può applicarlo senza il consenso e l’autorizzazione dei correntisti.
Insomma, quanto avviene con il prelievo forzoso è che il correntista… rischia di trovarsi con un po’ di soldi in meno sul proprio conto corrente, a causa del prelevamento effettuato dallo Stato, in misura proporzionale alla giacenza presente sul conto corrente.
Evidentemente, si tratta di una misura fortemente impopolare. E, proprio per questo motivo, raramente applicata nel nostro Paese.
L’ultimo esempio in merito è stato il prelievo forzoso del 1992, quando il governo Amato approvò una patrimoniale straordinaria nella misura del 6 per mille dai conti correnti bancari di tutti i cittadini italiani. Riassumiamone alcuni tratti distintivi.
La patrimoniale del 1992
Il prelievo forzoso del 1992 fece la sua comparsa durante la notte tra il 9 e il 10 luglio. O, meglio, con il d.l. 11 luglio 1992, n. 333, recante “Misure urgenti per il risanamento della finanza pubblica”, che dichiara:
è istituita una imposta straordinaria sull’ammontare dei depositi bancari, postali e presso istituti e sezioni per il credito a medio termine, conti correnti, depositi a risparmio e a termine, certificati di deposito, libretti e buoni fruttiferi, da chiunque detenuti.
Il prelievo forzoso fu del 6 per mille, sui depositi, reso retroattivo al 9 luglio per evitare fughe di capitali all’estero (noti erano i trasferimenti di denaro, con le valigie zeppe di soldi, verso la Svizzera). Non tutti ricordano però che a quella patrimoniale ne seguirono altre, anche se non sotto forma di prelievo forzoso.
Nel 1993 fu infatti la volta dell’Isi, l’imposta straordinaria immobiliare, che poi perse il carattere di straordinarietà, divenendo strutturale, e trasformandosi in Ici, nella misura del 2 per mille sui valori catastali di fabbricati residenziali, e del 3 per mille per le seconde case. Nello stesso anno comparve poi una tassa sui beni di lusso e sul patrimonio netto delle società, con un’aliquota pari al 7,5 per mille. L’imposta sarà poi sostituita dall’Irap.
Evitare l’imposta patrimoniale
Ma si può evitare l’imposta patrimoniale?
In realtà, tutto dipende da come verrà applicata. Il semplice fatto di “accennare” al prelievo forzoso avrebbe peraltro l’unico effetto di favorire i deflussi dai conti correnti proprio per poter allontanare il rischio di subire questa tassazione così sgradita.
Non è affatto detto, comunque, che la nuova patrimoniale possa prendere piede in questo modo. Dunque, è molto difficile sfuggire anzitempo all’imposta patrimoniale, considerato che non vi sono delle certezze sulle modalità di applicazione.
Patrimoniale 2020 Italia
Anche se per il momento non si ha alcuna certezza sulla possibilità di applicare un’imposta patrimoniale in Italia nel 2020, per far fronte alle difficoltà derivanti dalla pandemia da coronavirus, possiamo comunque ipotizzare quel che potrebbe avvenire.
Con il passare dei giorni, infatti, l’ipotesi di una imposta patrimoniale in Italia si fa tutt’altro che rara, considerando la grande necessità di reperire della liquidità in tempi rapidi per far fronte all’emergenza coronavirus.
Anche se da più parti dell’arco parlamentare si sono levati gli scudi contro un progetto di imposta patrimoniale, non è dunque da escludere che nelle prossime settimane questo piano possa riprendere piede, andando a impattare sul patrimonio, indipendentemente dal reddito.
Dunque, fermo restando che siamo essenzialmente sul piano delle congetture, possiamo certamente ipotizzare che si tratterà di una imposta variabile, non applicata in misura fissa, bensì in percentuale sul patrimonio individuato o individuabile. Per intenderci, il prelievo forzoso del 1992, che tanto fece arrabbiare molti italiani, fu un prelievo dai conti correnti bancari degli italiani nella misura dello 0,6%.
Un nuovo prelievo forzoso?
A proposito di prelievo forzoso, si ripeterà anche questa volta?
In realtà, più si parla di prelievo forzoso e… minori sono le possibilità che possa realizzarsi.
Affinché possa essere efficace, infatti, il prelievo forzoso dovrebbe essere applicato in un contesto in cui non si fa costante cenno ad esso, considerato che altrimenti – come vedremo – sarebbero più individuabili i mezzi per sottrarsi a tale patrimoniale.
Chiarito ciò, se prenderà effettivamente piede l’idea di un prelievo forzoso, allora sarà facile immaginare che possa colpire soprattutto gli strumenti liquidi, considerato che da essi è più facile trarre una parte a titolo di imposta.
Per intenderci, è molto più facile prelevare una percentuale variabile sul saldo delle giacenze presenti sul conto corrente bancario, piuttosto che la stessa percentuale – magari – su un fondo di investimento, azioni e altri strumenti finanziari non liquidi (ancorché, liquidabili).
Introdotto quanto sopra, riteniamo che il prelievo forzoso sul conto corrente non sia la strada più semplice da praticare per l’attuale esecutivo. Si tratta infatti di una misura estremamente impopolare e, come tale, potrebbe non trovare molti supporti. La possibilità di legare il nome del proprio governo a una nuova imposta che “mette le mani nelle tasche degli italiani” (per citare una formula abusata) potrebbe scoraggiare l’esecutivo dal perseguire questa strada.
Alternative
Dunque, che si fa?
Probabilmente, la strada che potrebbe essere più semplice da adottare è quella di ritoccare le patrimoniali già presenti sul contesto italiano.
Per esempio, è una patrimoniale il bollo sul deposito titoli, che gli italiani pagano nella misura dello 0,2%. Per lo Stato potrebbe essere relativamente semplice incrementare l’aliquota, in misura più o meno transitoria.
Ancora, c’è una sorta di patrimoniale che viene applicata sulle cedole e sui dividendi: l’aliquota è del 26% (tranne per titoli di Stato, al 12,5%), e potrebbe essere ritoccata facilmente verso l’alto. E che dire di IMU, di tassa sull’eredità e altro ancora?
Attenzione, però. In tutti i casi citati poche righe fa, si tratterebbe di un prelievo non immediato. Per poter ottenere della liquidità utile da usare per poter coprire le proprie necessità di cassa bisognerebbe infatti attendere l’evento di riferimento.